Terapia del dolore cronico

La fiducia nei piccoli successi quotidiani: intervista a Thilo Stadler sulla lotta al dolore

In quattro risposte Thilo Stadler, Regional General Manager Sud Europa – Amministratore Delegato della Grünenthal Italia, parla della lotta al dolore nei termini di coscienza dei propri diritti, risposta farmacologica al problema e lavoro di squadra.

 

Il termine dolore appare già nella mission di Grünenthal. Da quanto tempo l’azienda è impegnata nella ricerca di soluzioni per la terapia del dolore?
Grünenthal è un’azienda farmaceutica indipendente a capitale privato, nata ad Aquisgrana, in Germania, nel 1946. Fin dalle sue origini si è dedicata prevalentemente all’area dolore. A titolo esemplificativo ricordo che nel 1978 abbiamo lanciato Tramadolo, un farmaco che ha rappresentato una vera novità nell’ambito degli analgesici e che oggi è disponibile in tutto il mondo. Nel 2010, la scelta di focalizzare la nostra attività unicamente sulla terapia del dolore. Una decisione responsabile e, se posso aggiungere, di elevato spessore etico. La nostra Azienda si caratterizza per un ammontare d’investimenti nella ricerca superiore alla media del settore, fino ad un terzo del fatturato annuo. Intervenire con le nostre soluzioni farmacologiche a vantaggio di chi soffre, per migliorarne la qualità della vita, è stata una precisa volontà premiata anche dal mercato di riferimento, che ha apprezzato il valore del nostro impegno.
Negli ultimi due anni, infatti, abbiamo lanciato sul mercato tre prodotti innovativi sia in termini di tecnica farmaceutica sia di molecola: nel 2011 fentanyl spray nasale per il trattamento del dolore episodico intenso nel paziente con dolore oncologico, sempre nel 2011 tapentadolo, il vero farmaco innovativo dopo 30 anni in ambito dolore cronico moderato grave  per le sue peculiari ed uniche caratteristiche farmacologiche, mentre più di recente a maggio del 2013 il cerotto a base di lidocaina per il trattamento del dolore neuropatico localizzato.
Grünenthal per il 2013 offrirà all’circa 50 milioni di giorni di trattamento, dei pazienti con dolore, con i propri prodotti.
Sono convinto che per avere successo sia necessario, prima di tutto, avere le persone giuste, oltre ai prodotti. La nostra arma vincente sono infatti le persone che lavorano per la nostra Azienda e che hanno un obiettivo comune: alleviare il dolore alle persone che soffrono. Ciò è dimostrato dal fatto che nel 2012 Grünenthal è rientrata nella rosa delle aziende classificate come Great Place to Work.

Dalla prospettiva di una multinazionale come la vostra, come valutate la condizione del paziente italiano colpito da dolore cronico?

Dovrei dire: dipende di quale parte d’Italia si sta parlando. In Italia esistono aree di eccellenza, dove la terapia del dolore rappresenta una conquista acquisita, ed aree nelle quali occorrono ingenti sforzi per raggiungere gli obiettivi fissati legge 38 –ad oggi, una delle più evolute al mondo. Il dolore nel paziente, soprattutto quello cronico, in alcuni casi continua ad essere scarsamente considerato. Ci sono situazioni in cui questo deriva anche da una bassa e insufficiente consapevolezza del proprio diritto a non soffrire. Oggi le soluzioni terapeutiche per garantire una vita migliore senza dolore esistono. Occorre uno sforzo corale per compiere il salto definitivo di qualità.

Come è nato il rapporto ISAL? Che tipo di rapporto avete con il terzo settore attivo nella sensibilizzazione su questi temi?

Questo tema è di fondamentale importanza, soprattutto per quanto appena detto in materia di consapevolezza da parte dei cittadini. ISAL è una delle punte di eccellenza di un sistema associazionistico che rappresenta un supporto fondamentale per l’evoluzione della terapia del dolore. Grünenthal collabora e sostiene le iniziative di ISAL da oltre 12 anni. È un vanto per noi, oltre che un supporto prezioso nella vicinanza all’intero universo dei pazienti, poterci schierare in prima linea in occasioni quali “Cento città contro il dolore” o la originale e nuovissima “Biciclette contro il dolore”, attraverso le quali la Fondazione si fa da tramite fondamentale nel rapporto con i cittadini.

Cosa augura alle persone e alle associazioni come ISAL che lottano quotidianamente per sensibilizzare sul tema del dolore? Vede obiettivi vicini, nel tempo?
Ampliare l’attrezzatura professionale di chi è chiamato a curare il dolore, assieme alla consapevolezza del diritto a non soffrire, fa sì parte della nostra strategia di presenza sul mercato, ma consiste anche in un importante contributo alla causa della lotta al dolore. Tuttavia, la sensazione di vittoria nella lotta al dolore è simile a quella che si prova quando in mare aperto si comincia a intravedere la costa: ci si sente vicini, ma la distanza sembra non colmarsi mai. È un impegno arduo e talvolta apparentemente impossibile da raggiungere, occorrono tenacia e fiducia. Eppure ogni volta che ho modo di verificare i risultati della nostra azione, ogni volta che presentiamo una nuova specialità con nuove risposte alle esigenze di chi soffre, ho proprio la sensazione di aver fatto un piccolo passo in più per alleviare la sofferenza del paziente con dolore. Auguro questo, la fiducia nei piccoli passi lungo una continua e appassionata strada.

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